Tratto da un articolo a lei dedicato
“Quando non c’è energia non c’è colore, quando non c’è forma non c’è vita”.
(M. Merisi detto il Caravaggio)
Sono i suggestivi paesaggi del Lago Maggiore a ispirare Sonia Carli. Ma non solo. Anche gli animali si prestano alla fantasia pittorica della biologa dell’Istituto Scientifico di Veruno, artista per amore e per passione da oltre trent’anni. Cogliere l’attimo, congelarlo con tutta la sua carica emotiva, rubare un’espressione che ha colpito e trasmetterla a chi sta al di là della tela: è questo l’obiettivo di Sonia Carli.
“Ho ereditato questa vena artistica da mio nonno materno - racconta - anche se la sua influenza mi ha coinvolto e colpito soprattutto nell’età adolescenziale, quando ho iniziato ad apprezzare le sue opere. Inoltre questa mia passione ha trovato terreno fertile alle scuole medie dove, grazie al mio professore di educazione artistica, mi sono accostata alla pittura ad olio. E’ stato per merito di questo bravo insegnante, che è riuscito a vedere in me del talento e allo stesso tempo a spronarmi a coltivarlo, che ho investito il mio tempo tra tele e colori. Ho iniziato riproducendo oggetti, nature morte, fino ad arrivare a paesaggi e soggetti animali”.
Da allora la biologa di Veruno non ha più lasciato la pittura, se non nel breve periodo in cui le figlie erano piccole. “Da dieci anni dipingo ogni qualvolta riesco a ritagliare del tempo per me- prosegue – . Una volta appresa la tecnica, infatti, i vantaggi della pittura ad olio sono molteplici: consente un uso vastissimo dei colori e permette di mescolare le tonalità avendo il tempo di ritoccare e modificare l’opera poiché, a differenza degli acrilici, i colori ad olio non seccano subito. Inoltre, personalmente prediligo i colori forti e caldi, tonalità che si sposano con questa tecnica”.
Sono i paesaggi del lago Maggiore, il castello di Angera, le isole che spuntano in mezzo all’acqua, la natura e la magia di quelle “cartoline” lacustri a ispirare le fantasie e a guidare la mano di Sonia Carli. “Oltre alla natura amo ritrarre anche gli animali - spiega - in modo particolare il mio setter irlandese e i cavalli, la grande passione di mia figlia. Il complimento più bello che mi è stato fatto ? Quello di un mio collega di Fondazione. Dopo avergli consegnato il ritratto del suo cagnolino mi ha detto emozionato e felice: <Sembra vivo>”.
L’artista, che dopo aver appreso le tecniche pittoriche del maestro Vittorio Gianotti inizia a frequentare l’ateliér-studio dell’amico e maestro Carlo Monti, ammette di non avere grande dimestichezza con i ritratti: “Sinceramente non mi piacciono granché, ne ho eseguiti solamente alcuni per le mie figlie, ma del tutto particolari, rivisti in chiave moderna”.
Altra particolarità della poliedrica biologa, che indica in Caravaggio l’artista preferito, è il modo di esporre, del tutto innovativo e adatto allo stile di vita del ventesimo secolo. Da qualche tempo, infatti, ha deciso di posizionare le sue tele in locali di ristoro e d’intrattenimento. “ L’idea è quella di non obbligare le persone a recarsi ad una mostra per vedere le mie opere, mi piace questo particolare connubio tra cibo e arte, credo funzioni”.