Il castello, arrampicato su uno sperone roccioso a guardia di due vallate, aveva ormai perso il suo carattere arcigno e si era trasformato nel tempo in un accogliente rifugio per amanti di quell’aria tersa e pulita che si respirava in quelle montagne. Dalle sue torri si volgeva lo sguardo a nord, dove le Alpi si ergevano a baluardo contro antiche invasioni nemiche, mentre dall’altro lato l’occhio spaziava verso la pianura, dove scorreva l’Adige. Le pendici dei monti e la pianura erano coltivate intensamente e i filari di viti e frutteti accarezzavano quella terra gentile.
L’ospite, uno scozzese piuttosto strano, era arrivato qualche giorno prima, dichiarando nel suo italiano dal forte accento straniero, che non voleva essere disturbato. Girava l’Europa per completare un suo studio sui castelli, indizio di tempi troppo burrascosi.
«Siamo famosi per i nostri castelli cupi, su scogli battuti dal vento di un mare spesso in tempesta, ma anche qui in Italia non siete da meno», erano state le sue prime parole appena arrivato, ammirando le antiche pietre, rese così accoglienti dalla cortesia della famiglia che aveva trasformato in alloggio per turisti il vecchio castello. Era rimasto, lo scozzese, chiuso in camera sua per molto tempo, la mattina emergeva ben attrezzato per un’escursione, si faceva preparare un cestino per il pranzo e usciva per le sue escursioni.
«E non dimentichiamo la birra!», aveva detto la prima volta, come se solo la birra potesse servirgli per affrontare le fatiche della ricerca. Non c’era stato verso di convincerlo altrimenti. La cosa era andata avanti per qualche giorno, quando una sera, alla fine di un giorno piovoso che aveva costretto al chiuso lo studioso, Edward Mac Giver, questo era il suo nome, si sedette, costretto dal tempo a mettere le gambe sotto la tavola. Toni Merzari, il proprietario, si accomodò alla sua tavola per fare due chiacchiere, per raccontare le vecchie leggende, per passare il tempo, visto che era autunno, e i turisti ormai erano in calo, anzi, in quel tempo l’unico turista era, appunto, lo studioso scozzese.
«Questa sera niente birra, vi ho portato lo strudel e con questo dolce sarebbe una vera eresia bere birra. Se permette vi farei assaporare uno dei nostri vini». Mac Gregor si disse disposto ad assaggiare il dolce, quanto al vino aveva qualche perplessità. Quando arrivò il piatto caldo, su cui la fetta di strudel emanava il suo profumo di mela e cannella, lo scozzese sembrò mutar parere. I suoi sensi furono travolti da quella dolcezza che richiamava alla mente un frutteto, quando le mele rosse emanano un aroma lieve e persistente. Chiuse gli occhi e per un attimo gli parve di stare disteso in un frutteto a primavera, un senso di libertà che forse non provava da tempo lo pervase. Rammentò le corse nella brughiera, dove l’erica gli allacciava le caviglie, ma si riscosse, perché Toni stava ancora parlando.
«Come dice?».
«Dicevo che i nostri vini sono particolari. Il freddo delle nostre zone non rovina le uve, anzi, quelle rugiade fresche, quelle arie troppo limpide, catturano i profumi della nostra terra, li chiudono negli acini, come se questi fossero delle ampolle in cui sigillare gli aromi più preziosi. I nostri vini sono gradevoli al palato, ma prima ancora allietano l’odorato, inebriano e rendono piacevole e lieve l’attimo in cui si avvicina il bicchiere per il primo sorso».
Lo scozzese, sorrise, ma era già gradevolmente stupito dal dolce, che tante sensazioni aveva risvegliato, così si disse pronto ad apprezzare l’abbinamento proposto.
«C’è solo un piccolo problema, – continuò l’albergatore – anche il nostro castello è come i vostri».
«Cioè?».
«Il fatto è che anche noi abbiamo un fantasma da queste parti, si tratta di un conte, morto per colpa della sua gola. Ha fatto, narra la leggenda, un’indigestione colossale. Ma dicono anche che sia morto soddisfatto, promettendo, con le sue ultime parole, che sarebbe tornato ogni volta che si fosse prospettata la possibilità di riassaporare ancora le delizie del cibo».
«Perché mi racconta questo, sono abituato ai fantasmi, al rumore delle catene, alle figure che vagano con la testa sotto il braccio, alle urla e ai singhiozzi. Non mi darà particolare fastidio».
Toni scosse il capo, poi spiegò che niente di tutto questo si sarebbe verificato. Il problema era riuscire a bere il bicchiere di vino bianco, profumato di gelsomini e viole. Lo scozzese si disse pronto a qualsiasi evento: ora era davvero curioso.
«Allora, uomo avvisato, mezzo salvato», affermò Toni, che stappò la bottiglia e versò il vino fresco al punto giusto nel calice dello scozzese. Costui fece per avvicinarlo per apprezzarne il profumo, quando, rapido come un venticello di primavera apparve una figura eterea, che si mise ad aleggiare sopra il bicchiere, creando un vortice. Era il conte che risucchiava dal bicchiere quello che poteva: il profumo.
«Visto? A molti dà fastidio bere attraverso il fantasma».
La Mac Gregor era scozzese, veniva dalla patria dei fantasmi, li conosceva e non li temeva, e poi, erano o no famosi i suoi compatrioti per non “sprecare” mai nulla, ci mancava solo che un fantasma qualsiasi gli rubasse una cosa che pagava lui. Senza fare una piega attraversò la nebbia esoterica e, alla faccia del signor conte, aspirò, sorseggiò e apprezzò il liquido dorato, poi alzò il bicchiere, ormai vuoto e disse.
«Hai fatto il tuo tempo, mio caro, ora bevo io!».
Anna Molinari (lunedì, 26 settembre 2011 15:27)
Molta fantasia per questo racconto con finale a sorpresa...
Elisabetta (venerdì, 16 settembre 2011 07:54)
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Jasminka MInic (domenica, 11 settembre 2011 10:54)
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Carlo Filippo Borrello (giovedì, 08 settembre 2011 10:56)
E brava Giuliana! Divertente e piacevole come - suppongo - il bicchiere di vino.
Carlo Filippo
BrunaB (domenica, 04 settembre 2011 22:05)
Mi piace! Bellissimo, si respira l'atmosfera del castello, quasi si sente il profumo del vino... :)
loretta (domenica, 04 settembre 2011 16:29)
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Vincenzo (domenica, 04 settembre 2011 08:07)
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franco (sabato, 03 settembre 2011 23:19)
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Luca (sabato, 03 settembre 2011 23:04)
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Luigi Benini (sabato, 03 settembre 2011 22:57)
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Francesco (giovedì, 04 agosto 2011 14:05)
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Pia (martedì, 02 agosto 2011 09:36)
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maria pia cantelli (lunedì, 01 agosto 2011 23:07)
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Maria Carmen Crosina (lunedì, 01 agosto 2011 20:19)
Mi è piaciuto molto, pechè in poche righe , ci ha fatto entrare in molti particolari piacevolissimi.