Eravamo alla fine degli anni ’50 e già s’intravedevano i favolosi anni ’60, era la vigilia del boom economico, tutto era in fermento. Io cominciavo a muovere i primi passi su questa terra, rigorosamente in pantaloni corti e maglia un po’ stracciata e bucherellata, bretelline e scarpe non sempre “firmate”, spesso di seconda o terza mano, regalateci da qualcuno che nel frattempo aveva il figlio cresciuto.Primogenito, di Ivo e Livia, contadini che erano ancora a mezzadria, costretti a scendere dalle verdi colline del Mugello nel primo dopoguerra e finiti nella periferia di PRATO in frazione Vergaio, (divenuta poi famosa per essere il paese di Benigni), i cui genitori avevano seguito le orme dei miei, anche loro alla ricerca di un futuro migliore, migranti con le stesse speranze e attese nei loro cuori, ma che ancora non voleva decollare. Inennarabili sacrifici, nei campi tutto il giorno con le schiene doloranti e bruciate dal sole. Eravamo nel cuore della Toscana, io vivevo la mia favola di bambino i miei ricordi sono fantastici colori, odori e sapori che mi sono entrati dentro ,non c’erano tutti i pericoli di oggi,eravamo liberi,potevamo godere di ciò che avevamo, conoscere, mangiare i frutti sull’albero senza paura, senza tv, pc, face book e cellulare, liberare la nostra fantasia nell’inventarci giochi che non possedevamo,ma imparavamo subito a riconoscere il mutare delle stagioni ; scandite dalla natura e dai ritmi e tradizioni contadine, e allora i peschi in fiore, le ciliegie, l’uva, le noci, castagne poi c’erano fichi, nespole, albicocche, nocciole e giuggiole, cachi (pomi) e melograni, il grano e la battitura sull’aia all’ombra del grande noce, (ero addetto a torcere il filo di ferro che serviva per chiudere le balle di fieno che uscivano dalla macchina per la battitura, il pagliaio, l’uccisione del maiale con tutti i suoi riti e olivi e rovi rigogliosi di more…. Il mio EDEN, la nostra Disneyland. Io e la mia canina BIRBA correvamo lungo i viottoli dei campi, finché non sentivo il richiamo della nonna DINA, austera, burbera, ma sempre con un’attenzione particolare con l’omino di casa! Mi chiamava per la merenda ed era inconfondibile il profumo che arrivava fino a sfiorare l’erba e s’inoltrava nel campo, irresistibile per me……. entrare in cucina era come per pinocchio entrare nel paese dei balocchi. Sulla destra gli alari che facevano di contorno al fuoco, sempre attizzato anche d’estate non avendo ancora la cucina all’epoca, dall’altra parte c’era il forno a legna alimentato da fascine raccolte dal babbo e dal nonno. Mi sedevo sul grande tavolo rettangolare, ormai così vecchio che non vedeva l’ora anche lui d’essere destinato a essere legna da ardere. Di fronte un povero ma dignitoso mettitutto (madia) con i “servizi”, bicchieri, forchette, cucchiai, un vaso, una caraffa per l’acqua e poche altre poche cose, che per me erano il tesoro dei pirati, accanto ancora l’acquaio in marmo, ancora senza acqua corrente, e una cucina economica. La schiacciata era pronta, era il pane delle feste, per me c’era sempre l’eccezione, QUANDO LA NONNA PREPARAVA IL PANE PER ALMENO 3 GIORNI A SEGUIRE PER ME ERA “SCHIACCIATA”fumante, bassa, quasi bruciacchiata come adoravo, un po’ d’olio (del nostro) a filo, poco perché mica si poteva sprecarne tanto,un pizzico di sale…e non si poteva altro che tuffarsi in quel mare di sensorialita’,odori e sapori che mi porterò dentro per tutta la vita, era semplice la ricetta,fatta di semplici e poveri ingredienti: farina,acqua, un po’ di lievito madre che mai doveva mancare, un pizzico di sale e tanto AMORE, io aggiungo anche tanta FANTASIA, perché la immaginavo con della pancetta (rigatino) o con della spalla (conservata gelosamente nella dispensa),o mortadella (costava troppo), non parliamo del formaggio(ricotta o pecorino rigorosamente fatto con latte di mucche o pecore che avevamo), NON SI CONOSCEVA LA MOZZARELLA, allora mentre mangiavo sentivo l’odore della “Bologna” che mi saliva dentro le narici e si spostava in tutti gli anfratti e caverne all’interno del mio corpicino…e la BIRBA che attendeva il suo turno, sperando nella mia indulgenza, mi guardava in maniera così tenera,che spesso rinunciavo all’adorato ultimo boccone per lei, che scodinzolante e con occhi benevoli mi diceva quanto AMORE aveva da donarmi.Io, guardavo la nonna con infinito amore e tornavo a correre ………. Andrea Landi
cristiano (giovedì, 29 settembre 2011 21:15)
MI PIACE!
Alessandro (mercoledì, 21 settembre 2011 17:38)
MI PIACE PARECCHIO!
Stefano (martedì, 20 settembre 2011 12:39)
Mi piace perché mi ricorda le estati della mia infanzia a Vicchi di Mugello
Tamara (lunedì, 19 settembre 2011 20:02)
Mi Piace!
Francesco (lunedì, 19 settembre 2011 20:01)
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jessica (lunedì, 19 settembre 2011 15:02)
very good!!
dascanio giovanna (lunedì, 19 settembre 2011 11:40)
mi piace tantissimo
Roberto (lunedì, 19 settembre 2011 09:25)
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Emilio Rumi (lunedì, 19 settembre 2011 07:55)
Mi piace molto!
arrigo landi (domenica, 18 settembre 2011 22:39)
Aria di sapori e profumi che ricordano anche la mia infanzia, riportandomi indietro nel tempo. MI PIACE MOLTO
Leonardo (domenica, 18 settembre 2011 22:39)
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paola gilardone (domenica, 18 settembre 2011 22:03)
MI PIACE
Patrizia de Vivo (sabato, 03 settembre 2011 16:44)
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fabio (sabato, 03 settembre 2011 15:19)
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Mauro (sabato, 03 settembre 2011 15:10)
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marco (sabato, 09 luglio 2011 15:24)
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