… Caterina dé Medici alla corte di Francia.
“Indomito e maestoso scorre il fiume, selvaggio e veloce nel suo tragitto che indomabile si snoda creando incantevoli paesaggi e lungo le sue sponde la strada tracciata dirige all’aristocratica dimora incastonata come un diamante nella campagna francese. Discende la reale carrozza con i suoi cavalli bianchi anelando l’antico maniero e lo sguardo si perde lungo il tragitto che costeggia il fiume vagabondante nel suo alveo mentre il tramonto lo colora di ambra e di miele.
Giunge la sera, il castello illuminato a festa è pronto a rivivere i fasti e le virtù del proprio tempo tra fruscii di sete, sferragliare di armature e bagliori di grandi camini accesi. Eccoli i cortigiani e i cantori che muovendosi fra le bianche pareti di pietra dopo avere adornato la fastosa residenza, attendono trepidanti l’arrivo delle loro Maestà.
La carrozza supera il cancello mentre si diffondono delicate le note dei clavicembali e nell’atmosfera ovattata risuonano solo i leggeri passi del Re e della Regina che, dopo aver attraversato gli incantevoli giardini, giungono nelle sale della reggia.
I presenti non possono che chinarsi entusiasti e rapiti dalla bellezza e dalla regalità propria delle loro Maestà mentre avanzano verso la tavola imbandita, ricca delle prelibate leccornie: arrosti di capriolo, lepri, maiali, galline, fagiani che insieme alla
colorata frutta e alla freschezza delle verdure sono sontuosamente poggiati su
grandi vassoi d’argento deposti su splendide tovaglie di broccato.
I candelabri accesi infondono il calore delle loro fiammelle e i commensali pasteggiano, brindando con copiosi calici di vino rosso, inneggiando allo sfarzo nel bel castello principesco. A tarda sera, aprono le danze le loro Maestà e con passo leggiadro volteggiano nel magnifico salone, mentre i convenuti attendono ammirati di prendere parte al grande ballo prima del commiato per il riposo nelle lussuose e silenziose stanze.
Ecco giungere il fresco mattino accompagnato dal latrare dei cani impazienti di guidare la grande battuta di caccia immancabile corollario di un mondo fatato in cui cavalli e cavalieri, sontuosamente vestiti, partono al galoppo verso gli sterminati giardini dalla vista a perdita d’occhio per scomparire fra gli alberi in lontananza e fare ritorno dopo aver catturato non solo volpi ma anche splendide emozioni evocative del sogno di virtù, sfarzo e grandezza delle corti di Francia.”
In questa immagine d’altri tempi, peraltro degna di un sogno, dobbiamo riavvolgere il nastro evocando nella mente il significato proprio di quanto descritto, possiamo sentire insieme ai fruscii delle sete, alle delicate note e ai leggeri passi, i profumi delle prelibate leccornie e il calore del vino rosso che le accompagna, privilegio di comunicazione e di simbologia che lega il cibo all’espressione dei sentimenti.
Il momento conviviale può generare lo stesso incanto della narrazione della fiaba che trascende la materia, il cibo, per toccare la fantasia, il sogno.
L’eleganza del cibo si traduce così nella sua complessa funzionalità e utilità essendo innanzitutto nutrimento e quindi fondamentale per la costruzione soggettiva dell’individuo.
Inoltre essendo strettamente connesso alla cultura, il cibo ha un peso nella socialità dell’individuo come custode delle tradizioni, nel ritrovarsi con la famiglia e in amicizia o per fare festa.
Il cibo è simbolo di abbondanza e benessere e la consumazione di un pasto è anche un momento privilegiato per comunicare o un’occasione per approfondire un rapporto, a tavola si fanno confessioni e dichiarazioni, si concludono affari.
Il cibo è considerato, quale miglior preliminare all'intimità, espressione di sentimenti e arma di seduzione con accostamenti audaci, colori e profumi e come piacere, come coccola e come rituale, anche sensuale… una cena con tutti gli ingredienti giusti: l'atmosfera, i sapori, i gesti... e l'amore.
LAURA (giovedì, 29 settembre 2011 07:01)
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gianni (mercoledì, 28 settembre 2011 23:23)
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gl (giovedì, 15 settembre 2011 16:59)
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Paolo (sabato, 10 settembre 2011 16:02)
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