Il vassoio d’alabastro bianco, screziato da leggere venature verd’azzurre, artistico plasma volterrano, era nudo, vuoto, meraviglioso. Ne osservai la bellezza, in linearità ricurve, fors’ anche evanescenti, eteree. Nudità di donna, da esaltare, in connubio di colori, magici contorni d’arcobaleno. Vanità di frutti arabescati e verdure multicolore. Rammentai, la (voluto!) “Ragazza con l’orecchino di perla”, poesia d’amore e dolce sensualità. Dovevo comporre.
Tagliai rondelle, al centro dei frutti, tre d’arancia di Ribera e quattro di limone del Garda, ponendole al centro, in girandola. A contorno, a lato destro, dal basso a salire in semicerchio, lamponi, ribes bianco e mirtilli delle Valli Martello e d’Ultimo. A lato sinistro, con par parametro, carote a julienne, peperone giallo a cubetti, entrambe dell’orto di Sabine, e punte d’asparago bianco di Cantello (non me ne vogliano i bassanesi).
A ventaglio, sul secondo livello, fettine d’albicocche, mela gialla con buccia della Val di Non e prugne scure di Angelo (il mio fruttivendolo). E contrapposte, triangolini di zucca mantovana scottati a vapore, cimette di cavolfiore saltate in padella e gocce di pomodorini sardi, aperti a cuore.
Al terzo livello, meno ampio, confuso di mango e papaya, da terre lontane. Al polo opposto dell’avocado e ovoli, con evanescente cremosità di formaggio d’alpeggio.
Posi sulla tavola; legno mediterraneo, una semplice tovaglia grezza, blu.
Con cura apparecchiai, gettando, casualmente, dei petali di fiori nostri sul tessuto. Con due Riesling Gran Cru e quel magnifico bianco, fresco, della Scuola di San Michele, conclusi.
Attesi, sensibile, il suo arrivo. Giunse. Entrando mi baciò sulle guancie, alla francese, e si sedette, silente. Osservò, con dolcezza, e i suoi occhi, dai profili di mare e di neve, s’empirono di lacrima.
Tutto si fermò, incompiuto, sulla ribalta e il retroscena. Arlecchino s’assopì, e la recita si spense esausta.
Il prologo: nella famosa frase di Mann - “Riposare nella perfezione è il sogno di chi tende all’eccelso, e non è forse il nulla una forma di perfezione?”.
do’ l’antico (2011).
luisella (mercoledì, 21 settembre 2011 22:14)
mi piace
Jois (domenica, 04 settembre 2011 15:50)
MI PIACE