Gli gnocchi della nonna di Andrea Francoli

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Ore 7.23, sul pianerottolo di casa con un rapido movimento del pollice della mano destra ruota la rotella dell’accendino, con un lento movimento del braccio porta la fiamma alla sigaretta e l’accende mentre simultaneamente, chiavi nella mano sinistra, dà i soliti quattro giri di mandata alla porta d’ingresso. Nonostante l’estate inoltrata, l’aria del mattino è ancora frizzante; sbuffa, e il fumo del primo tiro di sigaretta del mattino si disperde in quell’aria frizzante, portato dal vento chissà dove. La sveglia gli ha fatto aprire gli occhi da circa un’ora. Il tempo di lavarsi, vestirsi, mentre girando intorno alla tavola della cucina allaccia un bottone della camicia bianca, e morde la brioches, prende un sorso di latte dal bicchiere, e infila i pantaloni; insomma la solita colazione veloce. Ieri sera ha fatto tardi col lavoro, per fortuna c’è sua madre che immancabilmente verso le 18.30 gli telefona e dice: “vieni a cena questa sera?”, ed eccola lì, una cena perfetta ed una perfetta scusa per non andare a fare la spesa.

 

Mentre scende le scale di casa con il cervello ancora intontito dal sonno e nel vano tentativo di organizzare le idee per gli impegni di lavoro che lo aspettano in ufficio, questi sono i pensieri del mattino: la spesa. Sale in macchina, avvia il motore e pensa: “anche questa sera mi sa che la spesa salta, però almeno il pane…”. Percorre la via, si lascia alle spalle il primo bivio e invece che svoltare a destra, come quasi tutte le mattine, sterza a sinistra, percorre duecento metri, svolta a destra e ferma il motore: Panetteria da Rosetta. Un piccolo negozio quasi d’altri tempi, che va in contrasto con gli enormi supermercati che aprono uno dopo l’altro. Spinge la porta d’ingresso e i suoi sensi, l’olfatto in particolare, vengono investiti dal profumo fragrante del pane appena sfornato; “click, il cervello è in fase di avvio…attendere prego”. Non è la prima volta che entra in quel negozio, e ogni volta la stessa sensazione: d’immergersi in profumi ed emozioni, bontà e pace del palato e dello spirito. Ora il suo cervello è proprio acceso e induce i suoi occhi a soffermarsi sui vassoi esposti nella vetrinetta del banco: Gnocchi freschi, tutti in fila, tutti uno uguale all’altro. Ormai il cervello è acceso e chi lo ferma più? Una frazione di secondo ed eccoli i ricordi, che arrivano come lampi nella mente indotti da quei profumi e quella vista; un millesimo di secondo e il salto è grande; un salto all’indietro di quasi trentacinque anni.

 

Un bambino, nella piccola cucina della casa dei nonni, chiara, piastrellata di bianco. La nonna è lì, ricurva sul tavolo marrone imbiancato di farina. Ancora qualche gnocco sulla grattugia ed eccoli lì, gli gnocchi della nonna, tutti uno uguale all’altro, disposti in fila come i suoi soldatini di piombo, pronti alla battaglia. La radio ronza nel locale e avvisa che è quasi mezzogiorno. La porta d’ingresso si apre. E’ il nonno che sale dall’orto dove è rimasto tutta la mattina. I suoi passi si dirigono verso la stanza e appena prima di posare la mano sulla maniglia, il suo sospiro “Ohhhh” e nel suo dialetto piemontese le solite parole: “poveri noi…”. Due sole parole in cui ci sta tutto un mondo, e poi quei puntini di sospensione in cui ce ne sta uno ancora più grande: il sudore sulla fronte, la terra sulle mani e sotto le unghie, i suoi capelli imbiancati dalle vicende, dalle avventure, dagli affanni della vita. La guerra, la ferita alla gamba, il fratello mai più ritrovato, la ricostruzione, i figli da crescere, il lavoro in fabbrica, e poi quello a casa: il fieno, l’orto, la vigna, l’albero di ciliege e quello di amarene. Lo storie sono sempre quelle, ma ogni volta che quel bambino le ascolta a bocca aperta si chiede: “chissà quali vicende, quali avventure, quali affanni mi aspettano in questa vita?”. Ma in quei puntini di sospensione ci sta ancora molto di più. Un mondo che appartiene al passato, ai ricordi, e uno che sta per appartenere al futuro, alle speranze per sé, per i figli, per i nipoti.

 

La nonna con rapida mossa rigira il tagliere degli gnocchi che uno ad uno cascano nell’acqua oramai al punto di bollitura.

 

 

 

“Sono, 8 euro e novantacinque centesimi in tutto”, la voce della signorina del negozio in un altrettanto veloce millesimo di secondo lo fa balzare nuovamente in avanti di trentacinque anni. La signorina sorride mentre gli porge busta e scontrino. E’ un sorriso di cortesia ma dentro lui ci percepisce il suo augurio sincero di “buongiorno”. Lui pensa: “lei probabilmente si è dovuta svegliare molto prima di me”. “Buona giornata” le dice, ed esce. Ora c’è già più movimento in strada, le auto passano veloci e l’aria ancora frizza. Guarda l’orologio e pensa: “oggi tarderò qualche minuto al lavoro…ma sarà una splendida giornata!”


Commenti: 6 (Discussione conclusa)
  • #6

    stefano (venerdì, 30 settembre 2011 09:03)

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  • #5

    katia (sabato, 03 settembre 2011 17:30)

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  • #4

    stefano (mercoledì, 24 agosto 2011 14:45)

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  • #3

    alessandro (lunedì, 08 agosto 2011 15:46)

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  • #2

    Maria carmen Crosina (sabato, 06 agosto 2011 16:16)

    Mi è piaciuto il racconto perchè riporta alla famiglia.
    vivere con il passato porta ad un sereno futuro.

  • #1

    monica (mercoledì, 27 luglio 2011 13:14)

    I gnocchi della nonna avevano "dentro tutto un mondo speciale". Come siamo stati fortunati Cugi. :-)
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